Domenico Turchetto è nato e vive in riva al mare ed è qui che ricerca l'origine biologica: in riva al mare, nel liquido amniotico dell'umanità, dove l'uomo si accoppia e procrea, sopra il quale può librarsi scoprendo l'illimitata energia dei propri sogni. Le sue sono immagini della vita e della ricerca noetica e in quanto tali sono immagini di tutti noi, da cercar bene nel magma del nostro inconscio collettivo. F.I.

    Si tratta di una prospettiva dove gli uomini, personaggi reali, e il gigante, personaggio di fantasia, hanno rispettivamente la propria dimensione che mette in evidenza questa differenza di piani di realtà in cui essi esistono. A.C.

    Nei quadri dell'artista i simboli iconografici tipici del mondo alchemico, appaiono come elementi compositivi di un racconto mitico che trova le sue radici estetiche nel simbolismo, nel surrealismo, nella metafisica e talvolta nel Dada. Il fuoco, l'acqua, l'alambicco, la spirale, l'uovo, il triangolo e il quadrato vanno a sprigionare una filosofia di salvezza e di dannazione, di amore e morte ove il fanciullo alchemico e le vergini, essenze pure ed ideali del nostro primitivo mondo intcriore, svelano i segreti del conoscere. F.B.

    C'è sempre un progetto che regola lo snodarsi del progetto immaginativo. Nel caso di Turchetto la manipolazione intellettuale è evidentissima. Nella sua mente calcolo e fantasia si sposano perfettamente. Nelle sue tele la gratuiticità è assente: ogni suo gesto è pensato e ripensato, è pronunciato all'insegna di un rigore totale. Ognuno di noi può perdersi e ritrovarsi fra le pieghe dei suoi racconti. Di certo, le sue opere non sono di immediata lettura. Per comprendere occorre rischiare lo smarrimento nel baratro dell'assurdo e dell'enigmatico. Comunque, quanti riescono a rispondere con partecipazione alle sue provocazioni sono destinati a godere dei significativi benefici in termini di sollecitazioni a guardare più appassionatamente la realtà. R.S.

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